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“È buffo pensarci, noi siamo qui per difendere la Patria, no? Ma i francesi stanno di là, anche loro per difendere la patria. Chi ha ragione?” dice Kropp.”

Kropp è un personaggio del libro di Remarque “Niente di nuovo sul fronte occidentale” che la mia classe ha letto e sul quale ha riflettuto nell’arco di quest’anno. La storia è ambientata durante la Grande Guerra nei primi anni del Novecento e raffigura una generazione la quale- anche se sfuggì alle granate- venne intimamente distrutta dalla guerra. I “protagonisti”, e non solo, sono una classe tedesca che viene convinta, sotto consiglio del proprio insegnante, ad imbracciare un fucile e dirigersi al fronte. Partono estasiati con un pensiero molto lontano della guerra da ciò che è realmente e poi, la realtà gli si palesa davanti. Imparano a usare una bomba a mano, a vivere quando vicino a te, nella fossa, c’è una persona che hai appena ucciso, imparano a “salvare” un piatto di frittelle mentre si scappa dalle granate del nemico, a dire alla madre di un tuo camerato che suo figlio è morto, a razziare case e a ignorare la morte perché pensarci potrebbe logorarti irrimediabilmente. “Quando si sono visti tanti morti, non si riesce più a comprendere un così grande dolore per un morto solo”. 

“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è un libro che racconta l’uomo al suo stato primario, nei suoi istinti fondamentali. Mangiare, dormire, attaccare per non venir ucciso. Alcune parti del racconto fanno dubitare che questi ragazzi non siano più ragazzi, ma bestie assetate di una vita che ormai hanno perso. Solo a sprazzi riemergono brandelli di coscienza. E quegli sprazzi rendono il racconto ancor più straordinario e autentico. 

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Giorgia Maroli

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