A PROVA DI BOMBA
Ruslan Malinovsky, nato a Žytomyr, in Ucraina, il 4 maggio 1993, oggi gioca nell’Atalanta nel ruolo di centrocampista. Appena Ruslan ha saputo che il suo Paese natale era stato travolto da una guerra cominciata con l'invasione della Russia si è subito dato da fare per aiutare i suoi connazionali. Il lavoro consisteva nel preparare bandiere ucraine da poter vendere per sostenere la causa patriottica.
Per fare questo gesto solidale verso il suo popolo ha dovuto chiamare in aiuto diverse persone esperte nel lavoro, tra cui molte sarte che lo hanno supportato nella realizzazione. Queste persone che hanno lavorato con Ruslan non hanno preteso alcuno stipendio mensile, anzi, si sono offerte come volontarie. Per raggiungere questo obiettivo il calciatore ha dovuto sacrificare molto del suo tempo libero, che poteva sfruttare pensando a sé allenandosi.
E non è tutto. Il suo attivismo contro la guerra in Ucraina continua: infatti durante una partita contro l'Olympiacos, dopo aver segnato un gol, ha mostrato a tutto il pubblico una maglietta con scritto “No war in Ukraine”. Malinovsky sa di essere molto in pericolo, a causa delle sue manifestazioni che hanno creato dei problemi ai Russi, e di mettere in pericolo molte persone che non c'entrano niente, tra cui i suoi famigliari, ma il suo coraggio è unico. E pensare che fino a poco tempo fa il suo coraggio si limitava ad affrontare un difensore che era più grande di lui! Invece adesso rischia la sua vita per altre persone! Straordinario. Secondo noi non affronterà le partite con quella tranquillità che aveva prima. Avrà un peso addosso che sicuramente avrà conseguenze per il resto della sua carriera di calciatore. Ogni volta che toccherà un pallone penserà che la sua carriera, cominciata in un paese che adesso è distrutto, e probabilmente anche la casa in cui è nato. Tutti i ricordi che gli vengono in mente riguardanti il suo passato gli faranno scaturire quella nostalgia; quella tristezza di casa. Tuttavia la guerra non ha influenzato in nessun modo la sua amicizia con il compagno di squadra russo Miranchuk. Forse la guerra, anziché separarli, ha reso il loro rapporto ancora più forte e profondo: sembra che i due giocatori dell’Atalanta si siano legati ancora di più per far finire questa “operazione militare speciale”, come la chiama Putin. Anche questo gesto ha sicuramente influenzato l'idea su questo conflitto assurdo e straziante. Tutta l'Italia, e soprattutto gli appassionati di calcio avranno visto questa scena ed immaginiamo avranno sentito risvegliarsi dentro di loro una speranza di pace, di amicizia e di riappacificazione. Un gesto potente, per molti aspetti sorprendente se pensato tra due "nemici".
Alla fine, anche nelle situazioni più pericolose e drammatiche si può trovare un lato positivo e uno spiraglio di speranza, una luce in fondo al tunnel.
Tommaso Nardi
Giacomo Tarana
Niccolò Tarana
Asia Casilli
Matteo Petroselli