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LA GRAMMATICA DEGLI ADDII

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La grammatica degli addii, il coraggio di lasciare una persona: questo ce lo dice Adam, che appena ad undici anni ha intrapreso un viaggio da solo, di mille chilometri, per raggiungere i suoi parenti in Slovacchia.

 Non sappiamo bene chi sia:  non ci sono molte  notizie su di lui, non sappiamo il suo nome, ma viene chiamato Adam, come il primo uomo sulla terra, è un ragazzo che si differenzia, è contro tutto e  tutti. Per 12 giorni ha vissuto sotto le bombe, nel dramma, nella disperazione finché sua mamma l’ha messo su un treno che partiva da Zaporizhzhya per poi arrivare in Slovacchia: viaggio di mille chilometri. Un viaggio in solitudine, inaspettato, improvviso; ha dovuto diventare adulto in pochi giorni.  La prima settimana di guerra, e la situazione è tesa, bisogna lottare per la vita e difenderla, sua madre chissà cos’ha provato nel mentre che gli scriveva la lettera di ringraziamento per tutti coloro che avrebbe incontrato? Disperazione? Consapevolezza? Rammarico? Cosa gli ha detto? E cosa non gli ha detto a quel povero ragazzino costretto a fuggire? Noi siamo fortunati, siamo al sicuro e al caldo nelle nostre comode case. Diventiamo adulti col tempo compiendo piccoli, ma essenziali passi. Noi non possiamo capire pienamente cosa abbia provato Adam mentre era sul treno e mentre diceva addio ai suoi cari con chiedendosi se li avrebbe incontrati ancora una volta. Possiamo capire che queste sono delle vere e proprie cicatrici, e tatuaggi che rimarranno tutta la sua vita.

Cos’è la guerra per un bambino? Noi non viviamo questa situazione, non la stiamo provando sulla nostra pelle; non possiamo capire cosa significhi. La guerra è dover imparare una lezione che ci ripugna. Dover capire come funziona un’arma. Dover apprendere la ricetta di una molotov. Dover scoprire di essere il nemico di qualcuno. Dover insegnare a un figlio a diventare uomo in pochi giorni. Noi non saremmo in grado di lasciare la nostra città, i nostri amici, la nostra famiglia per qualcosa che non ci riguarda direttamente, che però è di più grande di noi.

Edoardo Fazzi

Rachele Baboni

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