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UN FUCILE DI NOTE

Il mondo della musica si è sentito in dovere di far qualcosa per dimostrare la solidarietà alla popolazione Ucraina. Come dice Damiano dei Maneskin: “Fare il musicista è un privilegio e in situazioni come queste il potere della musica deve aiutare chi sta vivendo il dramma della guerra. E’ un dovere. Non si può restare indifferenti”. E infatti i Maneskin, come altri musicisti, hanno partecipato all’iniziativa #standupforukraine per raccogliere fondi per la popolazione colpita dalla guerra. Un’iniziativa lanciata sui social, che ha coinvolto centinaia di migliaia di cittadini.

I Maneskin hanno scritto “Gasoline”, una canzone che fa capire bene da che parte stanno e che si rivolge a Putin chiedendogli come fa a dormire di notte sapendo che il destino di così tante persone è nelle sue mani.

Il ritornello dice “balleremo sulla benzina” e cioè non staremo fermi ma ci muoveremo per sostenere gli ucraini.

 

Anche i Pink Floyd si sono ritrovati per scrivere  e suonare “Hey hey rise up”, una canzone ispirata ad una canzone popolare ucraina. L’immagine sulla cover del singolo è un girasole e si riferisce  a quel fatto di quella donna che era andata dai soldati russi in Ucraina coi semi di girasole, dicendo loro di metterli in tasca perché una volta morti, i semi avrebbero potuto iniziare a crescere. La canzone parla di un’Ucraina addolorata ma che il mondo tiferà per lei  e sarà liberata. Il girasole è anche il fiore simbolo dell’Ucraina.

 

Anche il mondo del rap ha partecipato a queste iniziative. 

Il rapper di origini ucraine Slava, che oggi vive in Italia, è diventato una specie di simbolo tra i giovani che nelle sue pagine social hanno seguito da vicino la guerra. Infatti lui, in collegamento con parenti in Ucraina, ha subito postato immagini vere di guerra.

Lui dice che doveva uscire il suo album in questo periodo, ma non gli piace guadagnare grazie alla guerra e quindi ha deciso di rimandare tutto. Quello che lui vuole fare è usare i social e i suoi fan per “parlare della guerra e aiutare la sua gente”.

Un altro rapper polacco, Cypis, ha invece scritto una canzone in ucraino. Il pezzo si chiama “Putin”  e sono andata a vedere il testo e ci sono insulti, parolacce , minacce a Putin: esprime a suo modo la rabbia per la guerra. Questo dalle classifiche sembra essere uno dei brani più ascoltati sui social dai giovani. A volte il rap usa questa strada un po’ forte  per spiegare la rabbia.

Altri cantanti hanno deciso di interpretare canzoni già scritte in precedenza ma che parlano di guerra, perché “in fondo la guerra è sempre quella: odio, sofferenza e dolore”, come dice Elisa.

Sting ha deciso di cantare la sua storica canzone “Russians”, che parla della guerra fredda e che è ancora oggi molto attuale; Elisa ha cantato “Zombies” dei Cranberries che parla di guerra come atti terroristici che sconvolsero l’Irlanda.

Oxana e Alessandra, due musiciste, una russa e una ucraina, hanno deciso di esibirsi insieme per lanciare il messaggio che “se la guerra distrugge, la musica costruisce, unisce, avvicina, non conosce confini e non asseconda l’odio”. Un bel segnale di speranza.

Ancora una volta la musica mi dimostra che ognuno fa appelli nella propria lingua, mostrando la propria rabbia, a modo suo, ma la musica parla un unico linguaggio, il linguaggio della pace che non ha confini.

Tra qualche settimana a Torino ci sarà l’Eurovision, una manifestazione importante per la musica d’Europa. Si presenterà anche il gruppo ucraino Kalush Orchestra col brano “Stefania”, che il cantante del gruppo ha scritto per sua madre . Tutti i componenti del gruppo sono giovani che hanno partecipato alla guerra ucraina e che sanno bene cosa significhi la guerra. Ho letto il testo e la canzone parla di una madre che vede partire il figlio in guerra e che teme di non rivederlo mai più. E’ una canzone molto significativa per loro, perché diventa un modo per chiedere l’aiuto del mondo intero per la loro terra. Spero tanto che vincano l’Eurovision!

 

Giulia Stella 

Classe 2A

Scuola Secondaria di Rivarolo Mantovano

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