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FAR SOGNARE CON I PIEDI

 

Molte volte mi chiedono: “Cosa vuoi fare da grande?”.

Io non ho mai la risposta pronta perché non sono ancora sicuro del lavoro che voglio fare da grande. Ho, però, un sogno: diventare calciatore.

Sì, può sembrare banale (ecco un altro motivo per cui non rispondo subito a quella domanda), ma per me non lo è affatto. Mi ricordo che una volta un mio amico mi disse: “Il calciatore? Ahaha!”, ed io ci rimasi male perché, pur sapendo che è un sogno che forse non realizzerò mai, considero il calcio un lavoro serio ed impegnativo.

Non bisogna pensare all’essere calciatore, ma al diventarlo, sapendo cioè affrontare i sacrifici che via via ti si presentano. Sembra strano rinunciare ad una serata con gli amici o a trovarti con una ragazza perché il mattino dopo devi essere attivo per la gara ed alzarti presto, ma questi sono i piccoli sacrifici che bisogna fare se si vuole progredire nella carriera.

So che per diventare un giocatore professionista bisogna anche frequentare una scuola superiore mantenendo un buon livello, sennò il mister non ti mette in prima squadra alla partita.  Per conoscere più a fondo il mondo del calcio ho letto il libro di Francesco Totti e ho intervistato un calciatore professionista, amico mio e della mia famiglia: Emiliano Tarana.

Lui è stato un giocatore di Serie A ed ha giocato con la maglia del Mantova, riuscendo persino a segnare in questa categoria così alta, contro il Genoa.

Secondo me Tarana, per quanto lo possa conoscere dal punto di vista sportivo, è una persona da imitare. Mi ha fatto capire che con i sacrifici riusciamo ad arrivare dove vogliamo, ovviamente dobbiamo avere delle capacità innate.

Emiliano ha cominciato a giocare giovanissimo nel Viadana, ma fin da piccolo aveva la passione per il calcio, infatti mi ha raccontato che in ogni momento della giornata aveva la palla tra i piedi.

Di quel periodo ricorda anche i sacrifici, come andare a letto presto la sera del sabato rinunciando ai giochi con gli amici perché il giorno dopo c’era la partita. Più il livello della competizione si alzava e più si alzava quello dei sacrifici: stare lontano dalla famiglia, dalla fidanzata…

Ovviamente c’era anche una parte positiva: l’emozione del partecipare a partite sempre più importanti, fare goal (e per lui non c’era differenza tra i goal fatti nel Viadana e quelli in Serie A), avere una forma fisica sempre al top e diventare un punto di riferimento per gli amici.

Di Emiliano mi ha colpito molto il fatto che abbia saputo essere sempre umile pur disponendo di tanti soldi già da giovane. Mi ha infatti confermato che tanti ragazzi, diventando ricchi da giovani, perdono la testa e si rovinano la carriera. Questo è uno dei rischi del mestiere, come anche l’infortunio che può fermarti in qualsiasi momento.

Totti sostiene infatti che per superare questi momenti di difficoltà è necessario avere un grande carattere che ti porta a sacrificarti per continuare gli allenamenti e le partite in modo ottimale.

Sia Totti che Tarana insistono nel sottolineare come il gioco del calcio sia una “palestra di vita”, anche perché il rapporto con lo spogliatoio e col mister è fondamentale. Ti insegna a stare in comunità, a rispettare gli altri, a soffrire siccome a volte ti giochi il posto in squadra con il tuo migliore amico.

 

 

Grazie a tutto questo capisco che il lavoro del calciatore non è così banale come tanti lo ritengono. Il calcio, come dice Emiliano, è una passione che poi si trasforma in lavoro, e prima di essere bravi a giocare, bisogna portare rispetto a chi ti sta intorno. Il rispetto dell’altra persona è una delle basi su cui si fonda questo sport.

Uno sport in cui non si può essere solo persone civili ed educate, ma anche capaci e talentuose. Spesso mi domando: “Ma da dove arriva il talento?”. Qualcuno ce l’ha innato, qualcun altro lo coltiva con l’impegno e il lavoro personale. Per lavoro personale intendo anche conoscere a fondo la disciplina calcistica, che non è solo tirare calci al pallone, ma consiste nell’interiorizzazione di regole e intuizioni che caratterizzano questo sport. È perciò necessario sapere che il gioco del calcio consiste in una partita 11vs11 (ruoli: portiere, difensori, centrocampisti, attaccanti, ale, trequartisti…) in cui una squadra deve tirare il pallone nella porta della squadra avversaria senza che il portiere pari, facendo così goal (1 punto). Si possono usare schemi, tecniche o strategie per fare goal.

La partita dura 90’ ed è divisa in due tempi da 45’.

I giocatori in campo, tranne il portiere, non possono mai prendere la palla in mano, se non nelle rimesse laterali (quando la palla esce). Quando un calciatore commette fallo, infrangendo le regole, può essere punito con un cartellino giallo (ammonizione) o con un cartellino rosso (espulsione). Dipende dalla gravità del fallo.

Il calcio, dopo numerose trasformazioni in Oriente, è ufficialmente nato in Inghilterra con la nascita della Football Association (l’hanno fondata 11 dirigenti di club e scuole londinesi) , il 26 Ottobre 1863.

Fin dalla sua nascita, il calcio ebbe un grande successo, sia per la semplicità delle regole, che per il dinamismo del gioco stesso. Un esempio del calcio del passato è il film: “Lezione di Sogni” (anche se non è la sua tematica centrale).

Già da questa foto possiamo capire com’era diverso il gioco del calcio rispetto a quello del 2000.

 

 

 

Un passo importante verso il professionismo fu compiuto nel 1897, quando venne istituita a Londra la prima associazione di giocatori britannici, che si sarebbe trasformata poi nella PFA (Professional footballers association).

 

Con la nascita della federazione inglese, furono stabilite una serie di regole con lo scopo di mettere ordine e portare lealtà tra i giocatori, come il fuorigioco, al quale vennero apportati continui cambiamenti.

Dopo la nascita dei sistemi di gioco, nel 1871 fu concesso per la prima volta al portiere di prendere la palla con le mani.

Nel 1904, grazie ai rappresentanti di sette diverse Associazioni nazionali (Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Svizzera, Svezia e Spagna), nasce a Parigi la FIFA, cioè la più importante lega calcistica al mondo. In Italia il calcio viene gestito dalla FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) e la sua sede centrale si trova a Roma.

Questo sport è molto importante perché da sempre è stato uno dei fulcri dell’economia nazionale, basta pensare al costo di un biglietto per andare allo stadio, ai fan sfegatati che comprano di tutto sul calcio, alle partite in trasferta della propria squadra del cuore che portano allo spostamento dei tifosi da una città all’altra o anche da un paese all’altro (soldi spesi per l’albergo, per la benzina, per il ristorante)...Purtroppo però, a causa del Sars Cov-2, l’economia nel mondo del calcio è stata bloccata.

 

Con queste informazioni, con l’intervista, con la mia riflessione personale, voglio far capire perché il calcio non è banale, perché il calcio è importante e perché voglio diventare un calciatore.

Sì, sono consapevole che sarà molto difficile, ma io ci crederò fino alla fine.

Devo prendere Totti e Tarana come esempi, trasformando questo sogno in realtà. Nella categoria in cui attualmente gioco devo riuscire a oltrepassare ciò che ora sono i miei limiti, saper sacrificarmi, rinunciando a mangiare in modo poco sano, ad andare a letto tardi e ad avere sempre tutto comodo.

Per me il calcio è la vita.

Daniele Petroselli

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