MUSICA E VITTORIA: DUE MONDI DIVISI
Azzurro. Giallo. Sventola altissima la bandiera ucraina sul cielo di Torino, a dire che l'edizione di questo Eurovision è stata conquistata dalla band Kalush Orchestra. Una formazione ucraina, con una canzone che non può non riportarci tutti alle scene che dallo scorso 24 febbraio hanno invaso i nostri teleschermi. Ombre che si aggirano tra le macerie di città fantasma, superstiti dagli occhi vuoti, pupazzi rimasti da un’infanzia scomparsa, ricordi sotterrati dalle macerie, animali divenuti randagi, senza una cuccia da chiamare casa…
Questa vincita è stata molto contestata sui social. Infatti molti sostengono che la politica si sia intromessa, e che quindi sia in realtà una vittoria regalata e disonesta.
A parer nostro se l’intento che c’era dietro a questa scelta era quello di dare “supporto” all’Ucraina, è stato un fallimento. Infatti è stata una mossa, secondo noi, inutile e di magra consolazione per chi ancora oggi si trova a dover fare i conti, giorno dopo giorno, con distruzione, morte, e una realtà surreale.
Se queste persone, invece di votare su internet, avessero donato cibo e oggetti materiali utili alla sopravvivenza, probabilmente avrebbero sicuramente aiutato di più la gente nascosta nei bunker, a cui in questo momento, della vittoria dell’Eurovision, interessa ben poco, sempre che ne siano a conoscenza.
In conclusione non vogliamo screditare la canzone che l’Ucraina ha presentato, però a noi non è sembrato che meritasse il primo posto, perché ci sono state nazioni migliori. La politica e la musica, come ogni altra forma d’espressione, non devono assolutamente intromettersi una nell’altra, intaccare l’autenticità di ognuna. Bisogna infatti lasciare che sia il talento a determinare la bravura, e allo stesso tempo anche la premiazione di quest’ultima, e lasciare la propria situazione politica all’esterno.
Ecaterina Gidioi
Asia Casilli
Tommaso Nardi