NEGARE OGNI VALORE
Distruggere ciò che rende unici è l’arma più facile per sterminare qualcuno o cancellare qualcosa. Questa è la strada che negli ultimi mesi è stata intrapresa dall’esercito russo in Ucraina nei confronti del suo prezioso patrimonio artistico e culturale: esso sta diventando sempre di più un semplice cumulo di polvere, che può essere facilmente spazzato via. In Ucraina sono centotrentacinque le strutture colpite e devastate dall’esercito russo; tra le strutture più colpite, i luoghi di culto: si contano cinquantanove strutture devastate, comprendendo chiese ortodosse, case di preghiera protestanti, moschee islamiche e sinagoghe ebraiche. Seguono i cinquantotto monumenti architettonici e urbani. Il numero di reliquie, sculture ed oggetti preziosi completamente demoliti è salito a venticinque. Tutti questi dati non fanno altro che rendere ancora più evidente il tentativo da parte dell’esercito russo di annientare completamente il territorio ucraino insieme al suo popolo e alle sue innumerevoli opere artistiche e culturali, col fine di rendere un Paese, che rappresenta una parte d'Europa e di Mondo, anonimo e vuoto, irriconoscibile: radere al suolo milioni di anni di errori e progressi, sconfitte e vincite, sudore e fatica, raccontati agli occhi del Mondo attraverso dipinti, monumenti e statue, per lasciare spazio al vuoto e al silenzio lasciato dalla guerra, con le strade calpestate dagli stivali militari e graffiate dalle ruote dei carri militari. Uno Stato a cui viene negato ogni diritto, condannando i pochi suoi sopravvissuti a vivere di una vita costantemente vittima di torture esterne, imparando a convivere, in silenzio, con il dolore. Immaginiamoci un piccolo trofeo, frutto di molte fatiche e sacrifici, che viene custodito su uno scaffale in bilico e che, quando cade a terra, si frantuma in migliaia di piccoli frammenti, rendendolo irriproducibile. Proprio come il trofeo, fragile e in costante pericolo, l’arte è un bene facilmente disperdibile e distruggibile, ma che è allo stesso tempo importante per assicurare alle prossime generazioni un futuro che parli del nostro presente attraverso le crepe e le ammaccature delle sue opere. Come raccontare periodi come questo, di dolore nel frastuono del silenzio, di vite perse, di diritti umani completamente calpestati, di persone costrette a fuggire ed altre costrette a restare, di chi non ha potuto nemmeno dire addio per l’ultima volta, di chi rimpiange i bei momenti passati, consapevoli che nulla sarà più come prima, se non attraverso l’arte?
Caterina Canevari
Asia Casilli