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ESEMPI DA SEGUIRE

Con il nostro gruppo di catechismo abbiamo pensato di intervistare due donne che hanno deciso di impegnarsi nell’aiutare il prossimo andando in luoghi abitati da gente povera che non è fortunata come noi.

La prima, Anna Archiati, di 22 anni, ha 5 fratelli, più piccoli lei, tutti cresciuti dai genitori con lo stesso stile di vita: aiutare gli altri. Anna fa parte dell’Operazione Mato Grosso, O.M.G, un gruppo di volontari che offre a tanti ragazzi la possibilità di numerose esperienze di vita fondate sull’aiuto al prossimo.

Ecco quello che ci ha detto:

“A 5 anni ho passato un anno in Perù con la mia famiglia, a 16 anni sono entrata a far parte dell’Operazione Mato Grosso e, con i miei amici, ho iniziato a dare una mano; dato che la cosa mi piaceva molto in quinta superiore ho chiesto di partire e sono stata 6 mesi in Bolivia. Uno dei motivi per cui volevo tornare in Perù era per toccare con mano quello per cui stavo lavorando con il Mato Grosso. Sono partita da sola dall’Italia e poi sono tornata con Padre Paolo, un prete che si occupa dei ragazzi che vogliono fare dei viaggi per aiutare le persone povere. Una volta tornata a casa ho scelto di fare la maestra e ora sto studiando. Sono andata nel Sud America perché l’O.M.G lavora in Perù e non in Africa, comunque non è importante se è l’Africa o il Perù l’importante è fare del bene”.

Ecco alcune foto che ci ha fatto vedere:

In questa foto si può osservare un fiume secco, infatti, in questo luogo crescono solo le patate di cui le persone si nutrono.

“Queste sono due ragazze, di circa 16 anni, che vivono in Bolivia a loro facevo imparare le tabelline, infatti, in questi paesi poveri non c’è la scuola e se c’è non ci sono maestri adatti, quindi i ragazzi imparano solo le cose fondamentali come fare dei semplici conti.”

“Ecco un po’ di volontari con cui sono stata nei 6 mesi in Perù.”

Questa è la foto di un comune abitante della Bolivia, tutte le persone vivono così là, ci sono solo anziani e bambini, il resto della gente cerca di andare all’estero per trovare lavoro.

Ecco una classica casa di un abitante della Bolivia, fatta con fango, sassi e paglia. 

Questo è un pranzo abituale di un abitante della Bolivia, là la temperatura di notte è di -10 °C mentre di giorno è 10 °C/20 °C. 

“Io lavoravo in una scuola e facevo catechismo ai bambini che abitano là.”

Riguardo la religione i cittadini della Bolivia adorano i santi, in particolare San Bartolomeo e in questa giornata fanno una festa che dura una settimana. Essi credono anche nel Giorno dei Morti nel quale vanno al cimitero.

“Riguardo l’Operazione Mato Grosso ci sono 2 gruppi a Mantova; ci troviamo la sera e dopo aver lavorato ceniamo insieme, nel fine settimane facciamo altri lavori (per esempio la raccolta del ferro, imbiancare, lavorare nei giardini, mettere a posto le ringhiere ecc.). Una domanda che spesso mi fanno è come riuscivo a trovare il tempo per andare a dare una mano al Mato Grosso…io quando sono entrata nell’associazione facevo il liceo scientifico, ma riuscivo comunque ad andare ad aiutare, è una cosa molto libera infatti ognuno va quando può, dove può e se vuole, se hai voglia di andare ad aiutare ti organizzi.

Inoltre si raccolgono i soldi per le cure infatti in America devi pagare per essere curato, per esempio se devi fare una puntura devi portare l’ago, il disinfettante e tutto, quando c’è qualcosa di veramente grave e non si può pagare allora si porta il paziente in città dove un medico amico ti aiuta. In più l’ospedale non è un luogo sicuro perché rubano gli organi e si commettono molti “crimini” quindi bisogna controllare che vada tutto bene.

La cosa che mi ha sorpreso in Bolivia è stata che ho raccolto più sorrisi in 6 mesi in Perù che in 26 anni, davi una caramella ad un bambino e diventava felicissimo, non dico che qui in Italia i bambini siano tristi ma là li riuscivi a sorprendere con qualsiasi cosa, qui invece fin dalla tenera età si da tutto per scontato e non ci si riesce mai a sorprendere.  

Là in Bolivia parlavo spagnolo per comunicare e c’erano dei ragazzi che facevano da traduttori.

Un’altra cosa che mi ha sorpresa molto è che tanti bambini non hanno l’acqua ma hanno il telefono e questo li influenza molto infatti vedono il resto del mondo dal cellulare, come ben sapete dai social si vedono solo le cose positive e per questo vengono attirati, scappano e quando arrivano nei posti dove hanno visto che c’è la bella vita trovano delle difficoltà e senza volerlo entrano in giri loschi come quello dello spaccio.”

L’altra donna che abbiamo intervistato è Debora Cutolo, Lei è già adulta e ha dei figli; come hanno fatto i suoi genitori anche lei ha cresciuto i suoi figli con l’idea dell’aiutare gli altri e rendersi utile per i poveri.

Diversamente da Anna, Debora è andata in Africa con suo marito: come viaggio di nozze hanno deciso di andare in Sierra Leone dato che conoscevano Padre Vittorio, un missionario proveniente da Bozzolo che aiuta i poveri in Africa. 

Ecco alcune immagini che ci ha fatto vedere: 

“Questo è il momento dell’arrivo in Africa, sono stata inondata di domande che mi facevano i bambini ma dato che non sapevo bene l’inglese non capivo molto.”

“In questa foto sono insieme a Mayama una bambina di 4 anni.”

I bambini in Africa devono camminare tutto il weekend per andare a scuola, già alle 5, quando c’è ancora il buio, sono in piedi per andare a scuola, dove usano solamente i gessetti perché non hanno le penne, questo per far capire la povertà e anche se c’è la scuola naturalmente non è come la nostra.

“I bambini sapevano del nostro arrivo e quindi avevano preparato una recita di 2 ore. Per loro ogni momento è festa e questa è una grande differenza con quelli italiani oltre alla povertà assoluta nella quale vivono.”

Questa è la foto nella quale ci sono le persone sempre presenti all’oratorio, come si può notare ci sono età completamente diverse.

“L’oratorio è un posto importantissimo e bellissimo che ora i ragazzi frequentano di meno ma è un’esperienza fantastica condividere una giornata lì in compagnia.”

 

Emma Fanetti

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